giovedì 19 giugno 2008
martedì 17 giugno 2008
Shearwater -Rook-
Rook (Corvo) –Il nome scientifico del Corvo, Corvo frugilegus é composto dal sostantivo, frux, frugis f. = frutto e dal verbo legere = raccogliere. Etimologicamente, volesse farsi un parallelismo, non poteva esserci nome più adeguato per l'ultimo lavoro degli Shearwater. Un tempo considerati un side project dei membri degli Okkervil River, ora si scoprono crisalidi completamente indipendenti. Raccolgono i frutti di una penombra completamente immeritata, ed emergono forti della consapevolezza di chi fa musica per fare arte.
Rook è un lavoro solidissimo, sfaccettato come il precedente (e ugualmente stupendo) Palo Santo. La voce di Jonathan Meiburg è infatti maturata–semmai ce ne fosse stato bisogno–fino a poter coprire ogni piccolo spazio lasciato tra un battere e un levare. Ogni suono è pulito, senza però risultare troppo scintillante. Le atmosfere di Rook sono quelle di sempre. C'è un sentimento di ansia, di contemplazione e di serena rassegnazione.
C'è un cantare di storie oramai troppo buie per cercare di risolverle (Rooks), e amori andati per mai più tornare (The Hunter's Star). C'è il rumore del silenzio nelle pianure del Texas (South Col) e l'aggressività che sbiadisce con l'età (Century Eyes). Tutto riassume un disco bellissimo, compatto. Nitido e gravido di suono, inchiostro e carta.
Ascolta: Century Eyes
martedì 3 giugno 2008
Primavera Sound '08, a graphic essay on (12)
[Fuck Buttons; grande presenza di pubblico per il duo inglese, performance nella normalità, comunque impressionante per la varietá e quantitá di suoni che riescono a intermezzare e sovrapporre senza produrre dissonanze]
[El Guincho; da Tenerife la versione soleggiata degli Animal Collective, gioca in casa, e si vede: ogni canzone è una ovazione ogni canzone è una piccola rivelazione]
Primavera Sound '08, a graphic essay on (11)
[Man Man; oramai rivelazione non lo sono più, combinano tanto casino che si fa fatica a stargli dietro, eppure sono comunque compatti, e nel loro genere unici]
[Why?; Yoni Wolf ha plasmato il suo suono intorno all'asse Anticon, ovvero sulle più originali composizioni hip-hop della scena californiana. Poi un giorno ha deciso di ascoltare Stephen Malkmus–le sue canzoni, per quanto improbabile siano gli ingredienti, incantano e coinvolgono il pubblico del Primavera]
Primavera Sound '08, a graphic essay on (10)
Primavera Sound '08, a graphic essay on (9)
Primavera Sound '08, a graphic essay on (8)
[Voxtrot; loro ce la mettono tutta, riff a ricordare quel sottobosco anni '90 e un'attitudine Morrissey brillante e sostenuta. Purtroppo il tecnico del suono decide di mangiarsi una tortilla o forse era un ennesimo fan degli Slayer. Risultato: per loro è stato un gran concerto, per il pubblico si sentiva solo la chitarra. Peccato]
Primavera Sound '08, a graphic essay on (6)
[Public Enemy; serve una nazione di millioni per fermarli]
[Portishead; più che il solito disco (di cui, personalmente, non ne capiamo il successo), lo spettacolo erano le mille lucine che riflettevano luce, mille braccia alzate per immortalare un momento ne fanno un altro per chi spia da sopra]
[Tarda serata; L'incredibile architettura del Fòrum di Barcellona ti lascia l'opzione di stare seduto e ascoltare]
primavera Sound '08, a graphic essay on (5)
[British Sea Power; Insieme un'idea di grandezza e di decadenza, si presentano vestiti da marinaretti abituati sia ai bar di porto, che ai circoli Ufficiali della marina, non smentiscono un suono sempre limpido. L'alfabeto delle bandiere comunica la lettera W, che non a caso è anche chiamata Whiskey.]
[Health; continued...]
primavera Sound '08, a graphic essay on (4)
Primavera Sound '08, a graphic essay on (3)
Primavera Sound '08, a graphic essay on (2)
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