sabato 24 marzo 2007

The Universe Is Shaped Exactly Like The Earth, If You Go Straight Long Enough, You'll End Up Where You Were

Sembra che seguano alla lettera ciò che scrivono, i Modest Mouse. Se continui dritto abbastanza, ritorni dov'eri.

Di tutti i gruppi piú strettamente elite-indie degli anni 90, loro non hanno mai cambiato granché della loro estetica. Isaac Brock canta ancora con una voce che assomiglia a quella di un ragazzino delle medie che fuma Marlboro da quando faceva le elementari, e poi le strutture delle canzoni...con quella sezione ritmica un po' nevrotica non ha mai strizzato l'occhio alle radio (ad eccezione di Float On).

È la sostanza che rimane la stessa, una visione diagonale su praticamente tutto quello che ci tocca, da speculazioni metafisico-cosmogoniche (3rd Planet), all'imperante sottocultura popolare (Convenient Parking), a favole storte e buffe (A Wild Pack Of Family Dogs).

L'ultimo (ottimo) Good News For People Who Like Bad News, era un tentativo di un disco più dolce e immediato, mentre questo We Were Dead Before The Ship Even Sank si riavvicina al suono meno diretto, molto molto più cervellotico della band più cervellotica del panorama.

prossimamente al: Primavera Sound - venerdì, 1 giugno 2007.

Ascolta: Missed The Boat

ps. su questa e altre 2 tracce c'é James Mercer degli Shins, e in tutte le altre Johnny Marr (Smiths).

mercoledì 21 marzo 2007

Metà e Metà


Metà del problema è che sono dei folletti cresciuti in silenzio. L'altra metà è che hanno cambiato un po' stile (maturando, diremmo) nel momento in cui tutti si stanno accorgendo di loro...quindi...

Metà di tutti noi (e voi) dirà che il nuovo mp3 dei Voxtrot, che anticipa l'LP in uscita a maggio, non è proprio sulla scia dei primi lavori, e metà di noi (e voi) dirà che Kid Gloves continua a ad avere idee originali (ascoltate quel sottile xylofono) e una linea melodica ben solida. E che finirà sicuramente per piacere, anche all'altra metà.

Ascolta: Kid Gloves


lunedì 19 marzo 2007

The Night We Wrestled Chris Leo

Ci scusiamo per il ritardo accumulato per postare.

Una notte di fine inverno, precisamente il 10 Marzo scorso, siamo tornati indietro nel tempo, pur rimanendo fermamente frenati guardando ad Ovest.

Il Bronson di Ravenna, che si conferma uno dei locali con il ventaglio di concerti più fornito nel paese, in quella serata ha presentato il nuovo gruppo di Chris Leo, i Vague Angels.


Come ultima data di un tour lunghissimo, l'impatto del live ne ha risentito ma, a uno che ha scritto capitoli fondamentali della musica contemporanea come Sultans of Sentiments (con i The Van Pelt) e Heaven Ain't Happening (con i The Lapse) glielo si perdona.

Dopo il concerto, godendoci l'aria ancora fredda della notte di marzo, scopriamo che noi e questi ragazzi siamo cresciuti praticamente nello stesso posto...in un posto molto sub-urbano...


Morristown
è tutto eccetto un posto dove potete immaginare una scena musicale. È una piccola comunità in mezzo ai boschi del nord del NJ, ultimo baluardo della provincia prima della Grande Mela. Da ragazzi si passa attraverso tutti i punti fermi della cultura americana: la squadra di hockey/football/baseball del liceo, la giacca varsity...e le rivalità in piena pubertà...

Chris Leo "sei di Morristown?"
AdN "sì sono cresciuto a Cedar Knolls" (quartiere di Morristown, NJ ndr.)

Dopo aver scoperto che sarei dovuto andare nel liceo antagonista al suo, il buon Chris Leo mi dice che mi dovrebbe spaccare la faccia in onore della tradizione...



AdN
"se non me ne fossi andato a 14 anni forse..."
Chris Leo
"forse suoneresti con noi..."
AdN
"o forse mi fareste cagare..."

Chris Leo
"...ora sì che ti devo spaccare la faccia!"

Il tutto è finito con degli spintoni ubriachi in simpatia...gli avevamo promesso di scriverlo da qualche parte...e quindi...

Fa strano riflettere su come, due persone che avrebbero potuto finire compagni di banco, si incontrino 15 anni dopo, per caso, dall'altra parte dell'oceano...e tutto per "colpa" della stessa musica. In un certo modo, almeno.

Non vi preoccupate per il sentimentalismo di questo post...da domani ricominciamo a postare del imminente disco dei Voxtrot, di tutte le novità esplose a questo SXSW, del nuovo disco dei Modest Mouse e di altre meraviglie...

Un grazie speciale a tutti quelli che hanno ascoltato il nostro DJ set finale, e molte grazie anche a Diego e a Chris per averci fatto sentire a casa.

mercoledì 7 marzo 2007

Canzoni d'amore: pessima mira


Prima che i The Blow fossero conosciuti con l'ottimo Paper Television e il singolo “Parenthesis”, pubblicarono (nel 2004) un EP chiamato Love Songs: Poor Aim.

Tutte le canzoni girano intorno alla facilità di testi del duo di Portland.

la K Records riedita l'EP il prossimo 24 di Aprile...

The Blow sono tutto quello che dovrebbe essere un gruppo pop: diretti, scarni, con melodie alla saccarina e testi immediati. Tutti dicono che sono incredibili dal vivo, quasi teatrali...noi ci crediamo...

Ascolta: Hey Boy

martedì 6 marzo 2007

I am trying to break your heart


Ci sono dei momenti che associ strettamente a delle canzoni. E, ovviamente, viceversa.

I Wilco non deludono mai sotto questo punto di vista, scavano nelle memorie, e piantano, sotto forma di ripetizioni di parole e note, dei semi inestirpabili, che crescono senza fretta ma senza pausa. Il titolo forma parte integrante della canzone: ogni anno riascoltiamo "Ashes of American Flags" o "She's a Jar" o "Wishful Thinking" come Super8 dei nostri momenti.

Hanno un nuovo album in cantiere, e ci regalano un mp3 di presentazione...

Ascolta: White Light

Stavolta Jeff Tweedy ci dice semplicemente:

"If you feel like singing a song / and you want other people to sing along / just sing what you feel / don't let anyone say it's wrong"

Istantanea di chiunque abbia mai cantato a squarciagola con le cuffie.

mercoledì 28 febbraio 2007

Working Class Heroes

The National



Due fratelli, un australiano trapiantato a Brooklyn e un violinista. I The National sono una dei segreti meglio nascosti del panorama. Alligator l'album di due anni fa è un piccolo gioiello di storie lineari, di parole ben spese e di un lavoro interminabile di prove in scantinati newyorkesi. Da poco il gruppo ha annunciato l'uscita del nuovo album Boxer (Beggars), in maggio...

ecco la track list:
01 Fake Empire
02 Mistaken for Strangers
03 Brainy
04 Squalor Victoria
05 Green Gloves
06 Slow Show
07 Apartment Story
08 Start a War
09 Guest Room
10 Racing Like a Pro
11 Ada
12 Gospel

Inizieranno un tour in giro per l'europa in estate...

The Wrens

Photo credit: John Vanderslice

Qui si entra seriamente nel mito. Sfortunati nella loro carriera, furon al punto di esplodere più di una volta. Non ci riuscirono, ma continuano da anni a fare musica, seria, bella, vera, cruda e senza nessuna pretesa di modernità. Riescono ad essere loro stessi su un palco, coinvolgono il pubblico come non mai. È in uscita il nuovo album suonato, composto, e vissuto sempre e solo nel New Jersey, con la camicia e la tesserina del lavoro ancora addosso.

Ascolta: Everyone Choose Sides

venerdì 23 febbraio 2007

Desert Cities

arrivavo a londra.
una veterana insegnava il neofito, come sopravvivere.

come preferire, come sdegnare
come incidere e sparire

per non lasciare traccia.
ricordo un basso bianco,
ricordo una promessa
, ricordo tre concerti e tre sorrisi
ricordo.

goodbye is forever.


Desert Cities- dedicated to the only. to my lack of confidence in making you stay.

Eastbound and Hoxton in an incoming direction

Just a burning cross keeps her from perfection

I wish i could see past those blinking lights


“there's a bit of disappointment to everything you say

when grace and beauty is all you sing”


those deserts I find wondering around

big cities like these

will eventually drive you away
.

you had so much love you were drowned in it

you had so much love you were drowned in it

"my mother will believe me":
but still no one else will.

mercoledì 21 febbraio 2007

About Piano Lines and The Other Side of The Pond


Il cielo in mezzo all'Atlantico è diverso. L'aria parla molto di più di quanto siamo abituati ad ascoltare, preannuncia pioggia, e dice di venti. In mezzo all'Atalantico c'è una transizione che siamo abituati a negare, a vedere come netta, quando in realtà è sfocata, frastagliata e sconnessa.

Essie Jain
è nata a Londra, dalla parte "vecchia" dello stagno...si è trasferita a NYC, passando sotto lo stesso cielo, sotto la stessa aria, che ci conforta e ci delude, ci bagna su navi che rimangono ferme, mentre i flutti si muovono verso ovest.

Il suo primo album è nelle cuffie di tutti al momento, perchè è veramente degno di nota. Si chiama We Made This Ourselves ed esce su Ba Da Bing Records (stessa di Beirut). Il cantato ricorda voci di altri tempi che rimbalzano tra un lato e l'altro dell'oceano, tra l'eterno autunno delle isole britanniche e le primavere della grande mela.

Ascolta la leggiadra grazia di Essie: Haze, Glory



Mina Tindle ricalca invece le stesse linee, da una Francia dimenticata. Una versione lo-fi, ma perfettamente lo-fi, in un'ideale che galleggia tra Feist, Billie Holiday e Cat Power.

Riesce a riempire quegli spazi con molta astuzia, quasi a imitare quel cielo in mezzo all'Atlantico.

Ascolta: The Kingdom


lunedì 19 febbraio 2007

Primavera Sound (reprise)

Okey okey...già scritto, già detto, già consigliato...

È uscito il "cartel" ufficiale (evidenziatore secondo i gusti degli Amici dei Nemici), e noi abbiamo ricevuto i nostri accrediti, ci vediamo lì il 31/5.

Architecture In Helsinki
Bad Brains
Band Of Horses

Barry Adamson
Billy Bragg
Blonde Redhead
Bola
Bonde Do Role
Brightblack Morning Light
Built To Spill

Buzzcocks
Comets On Fire performing Blue Cathedral
David Carretta
David Thomas Broughton
Death Vessel

Diplo

Dirty Three

DJ Yoda
Dominik Eulberg
The Durutti Column
Erol Alkan
Explosions In The Sky
Fennesz & Mike Patton

Girls Against Boys

Grizzly Bear

Grupo De Expertos Solynieve
Hell
Herman Düne
Isis
Ivan Smagghe
Jonathan Richman
Justice
Kid Koala

Kimya Dawson
Klaxons
Lisabö
The Long Blondes
Los Planetas

Low
Luke Slater
Luomo
Matt Elliot and his orchestra
Maxïmo Park

Melvins performing Houdini
Mijk Van Dijk
Modest Mouse
Múm

Mus
Nathan Fake
Oakley Hall
Oliver Huntemann
Patti Smith
Pelican
Play Paul
The Rakes
Reinhard Voigt
Robyn Hitchcock And The Venus 3
Slint performing Spiderland
Smashing Pumpkins
Spank Rock
Spiritualized acoustic mainlines
Standstill
Technasia
Ted Leo & The Pharmacists
The Good The Bad And The Queen

Toktok
Uffie & Feadz
Umek
Wilco

mercoledì 14 febbraio 2007

Great Lake Swimmers


Da piccolo atterrai a Toronto per una breve sosta, ma finii per rimanerci una settimana. La città era abbracciata a un lago, di cui non si può vedere l'altro lato in qualsiasi direzione uno guardi. A tutti gli effetti i lago Ontario è un mare.

Tony Dekker, la mente dietro i primi due bellissimi album del gruppo canadese, si ripropone a fine Marzo con Ongiara su Weewerk Records. La musica richiama la soleggiata dimestichezza di Iron&Wine nel raccontare storie, e l'intimità aperta dei testi del primo Sufjan Stevens.

I Great Lake Swimmers si muovono senza gravità tra ricordi, tra tracce di banjo e di chitarre sussurrate, di tarde primavere ed estati passate in riva a un mare. A un mare, non a un lago.

Guarda il video di To Leave It Behind (dall'EP Hands In Dirty Ground - Magwheel Rec.)

domenica 11 febbraio 2007

giovedì 8 febbraio 2007

Klaxons (Reprise) o Tutto il mondo è paese

Vorremmo solo aggiungere una lista di articoli altamente rappresentativi che parallelano la nostra modestissima visione su i Klaxons, la scena New Rave e soprattutto su NME, la rivista, se così si può chiamare, che li ha lanciati. Non che di appoggi ne avessimo bisogno, però...

Idolator.com
Anatomy Of A (New) Rave: Breaking Down The "NME"'s Breathlessness


Pitchforkmedia.com

The Month In Techno


BrooklynVegan.com
Klaxons 2007



ma perchè non ballano 'sti yankee? non hanno letto NME? noi siamo i klaxons, cristo!

Al tempo del nostro post/editoriale sui Klaxons e sugli UK-hype, non avevo letto questo post apparso su BrooklynVegan. Il tono dei commenti su quel post sembra molto simile a quello su su questo blog.

Riporto tutti i commenti, alcuni sono veramente fantastici:

oh im sure the crowd wasn't so far off from a Misshapes crowd.

...why are people still listening to "dance-rock" ?

Posted by nick | September 25, 2006 11:53 AM

What's dance-rock? This is nu-rave, dudes.

Posted by narky | September 25, 2006 12:04 PM

twatcore is more like it.

Posted by cw | September 25, 2006 12:14 PM

I was there and they were rubbish.

Seen: James Iha, Kelefa Sanneh, the Daughters of the Kaos, about a million other scenesters. It was a cool, laid back vibe, but the band is really not so good.

Posted by solomon grundy | September 26, 2006 6:09 PM

i don't know whether it was the difference of the two nights, but i saw them at studio b and didn't think too much of them. I was expecting a lot after hearing some recorded stuff. I kind of think them on record is better than them live. They reminded me of test-icicles and that's NEVER a good thing

Posted by sarah | September 26, 2006 8:26 PM

ARE YOU KIDDING?

They were SHITE.
Horrible.
Embarrassing.

Everyone I was with left to go upstairs and smoke a cigarette, or have a drink, or do SOMETHING to get the horrible taste out of their mouths. So disappointing, as the EP is not so bad....

Posted by astralgirl01 | September 27, 2006 12:32 PM

Oh you americans, you just cant take something new and fresh from music. If you want something "laid back", and "cool?" then go back to watching your folk music and then you can smoke your cigarette and look "cool" in the corner . Btw whats your dad doing tonight?

Posted by REalise | October 12, 2006 8:28 PM

mercoledì 7 febbraio 2007

Costa Est. Fine Ottobre & Novembre



Questo omonimo debutto di Beach House ci scappò nella data naturale del suo release, cioè a Ottobre. Era il mese perfetto...le atmosfere di questo duo di Baltimora dipingono perfettamente una spiaggia con il cielo grigio. In questo disco c'è la desolazione di una stagione finita, ci sono chitarre slide e riverberi di organi shoegaze. La pioggia dove non siamo abituati a vederla, l'acqua oramai fredda e la sabbia bagnata.

Ci sono tracce di Mazzy Star, l'immagine a volte nitida di Nico, ma anche la raffinatezza dei Galaxie 500.

Ascolta: Apple Orchard


martedì 6 febbraio 2007

Bodies Of Water


Leggiamo di un gruppo che suona come se gli Arcade Fire fossero cresciuti tra spiagge della California e genitori hippie.

Sono di Los Angeles, reinterpretano i Love, echeggiano gli ultimi anni '60, eppure c'é qualcosa di molto moderno in loro. C'é anche qualcosa di epico, che si perde tra i loro cori, tra la struttura della canzone che sembra fatta solo di un unico lunghissimo ritornello.

All'attivo un'ottimo EP e un disco che uscirà in primavera...

Ascolta: These Are The Eyes


giovedì 1 febbraio 2007

About Animals and Chords

Il cosidetto indierock segue una specie di zodiaco cinese. Ogni anno c'é un animale dettato dalle stelle che va di moda. L'anno scorso (vabbè non solo l'anno scorso) fu la volta dei lupi: Wolf Parade, We Are Wolves, Wolf Eyes, Wolf Mother (e ce ne sono altri mille).

Quest'anno invece vanno di moda gli orsi...

Panda Bear




Ovvero Noah degli Animal Collective...da piccolo per Baltimora doveva vivere in un quartiere rurale. Le sue canzoni sono intricate come foreste, danno l'impressione di essere compatte, ma poi dopo mille ascolti si continuano a scoprire mille cose diverse, echi, gioie, stridolii, macchinari che lavorano incessantemente. A volte mielose e a volte impressionantemente difficili da ascoltare. Person Pitch è il suo ultimo album.

Ascolta: Bro's



Grizzly Bear



Musica acoustica che si riinventa e ripete in un loop di cori, sovraincisioni ed echi dissonanti.
Mettono in piedi ponti di carte tra John Faey, Brian Wilson, Alex Chilton e Neutral Milk Hotel.

Ascolta: Knife

lunedì 29 gennaio 2007

About the relentless and the park benches in winter



Ci piacciono i gruppi "letterari". Anche se a vederlo, Craig Finn degli Hold Steady ha veramente poco di letterario, si laurea nel '93 a Boston, va in giro per vari gruppi, finisce a Brooklyn. Nel suo ultimo disco, Boys And Girls In America, riprende il tema di Separation Sunday che è un racconto musicato sulle vicende di Holly: dei suoi fantasmi, delle sue vicende di droghe e di come tutto le si trasforma in una visione tra il mistico cattolico, W.B. Yeats e un riff degli AC/DC.

Craig Finn scrive di quello che vede, a sua maniera descrive un'America dei sobborghi, ma senza facilonerie, senza clichè di povertà- gente che vive una vita ai margini, e tutto sommato a volte ci sta bene.

Questo è un disco per certe cose più raffinato dei precedenti, e per questo ci piace un po' meno. Ma è comunque un disco molto pieno, delle descrizioni di personaggi soprattutto. Riappaiono delle storie che sembrano fluire e non avere ne inizio ne fine, e riappaiono anche delle istantanee...C'è un momento in cui conosci una ragazza, quando ti appare perfetta, il minuto di luce che illumina una pagliuzza di biondo, o degli occhi profondi. C'è un momento in cui quella ragazza è infinita. Riappare Holly e riappare Charlemagne, entrambi più vivi che mai.

Ascolta Finn che ci racconta il loro primo incontro:

First Night

"[...] charlemagne pulls street corner scams
gideon's got a pipe made from a pringles can.

holly's insatiable.
she still looks incredible.

but she don't look like the same girl we met.

on that first night.


she was golden with barlight and beer.

she slept like she'd never been scared.


and then last night
she said words alone never could save us.
and then last night
she cried when she told us about jesus...
[...]"

giovedì 25 gennaio 2007

Venerdí Electro #4

Venerdì. Ti svegli, sbatti la testa sul comodino tentando di prendere la sveglia. La lanci dalla finestra. Colpisce quella della vicina sordomuta che comincia a emettere degli acuti. Si sveglia il tuo coinquilino metronotte, s'incazza, ti fa una predica. È in boxer e gli si vede il pacco. Cominci la giornata vedendo un pacco. Vuoi fare colazione, il latte è oramai giallo e semisolido. È rotta la linea Gialla. Ti tocca camminare mezz'ora (su già mezz'ora di ritardo) e prendere la Verde, con i turisti. Due energumeni ti schiacciano sulla finestra e parlano a 10,000 decibel; ci sono 10 gradi e vanno in giro con una felpa con cappuccio, in ciabatte e pantaloni corti. Vorresti spiegargli che siamo in Europa, che si parla basso e per lo meno per decenza non si va in giro in pantaloni corti e ciabatte in Gennaio. Ma non capirebbero.

Because they're North American Scum

(James Murphy aka LCD Soundsystem fa del cliché Americano un anthem da pista a cui pochi resisterebbero fermi, il nuovo album esce il 20/3, il 22/3 sono a Milano. Se li perdete ve ne pentirete, perchè i vostri figli lo verranno a sapere e vi considereranno dei matusa. Buon venerdì a tutti.)


Four Winds

C'è un periodo dell'anno in cui ci non ci lasciamo sfuggire niente. C'é una periodicità in un mese o in qualsiasi cosa che fa sì che ci accorgiamo di come siamo parte di un cerchio infinito, per sua definizione. Conor Oberst, alias Bright Eyes ha fatto molta strada dai suoi inizi lo-fi, ma rappresenta questa ciclicità continua e senza indugi. Se la sua musica è andata raffinandosi, il suo scrivere è rimasto scarno, senza pelle ne appendici.

Dopo l'ottima compilation di raritá (Noise Floor, Rarities 1998-2005), uscirà il 6 Marzo l'EP Four Winds, seguito dal LP Cassadaga ad Aprile. Dischi ricchi di collaborazioni esterne (M Ward, membri di Sleater-Kinney, tra gli altri), a testimoniare l'alto rispetto che detiene Conor tra gli addetti ai lavori.

Ascoltate la bellissima: Smoke Without Fire con tanto di cori del sublime M Ward.

mercoledì 24 gennaio 2007

Editoriale -London Hipsters -Of Decadence and Defence

Questo editoriale segue le, a volte violentissime, battute espresse da noi e da voi sull'articolo riguardo ai Klaxons. Non aggiungeremo altro musicalmente parlando, quindi se non avete voglia di leggere delle riflessioni su temi socio-culturali, questo è il momento di cliccare da un'altra parte.

Il nostro penultimo articolo era principalmente un campanello di allarme riguardo alle tendenze che cambiano come l'acqua che scorre in un torrente. Tutto scritto nel nostro stile, of course. Non siamo la verita infusa in musica (e ci conforta il fatto che nessuno lo è) e scriviamo dal nostro umilissimo punto di vista. Detto questo, rivendichiamo il diritto di scrivere su qualsiasi gruppo, e rivendichiamo di farlo anche solo analizzando i nostri pregiudizi al rispetto degli stessi. Se questa filosofia possa considerarsi o no critica musicale non sta a noi deciderlo...ma sicuramente neanche a voi.

Fondamentalmente la nostra esperienza londinese ci ha insegnato a diffidare dei Media-Hype e di tutto questo gioco dei revivals che va avanti da molto tempo solo per nascondere il fatto che la capitale inglese è immersa in una decadenza totale in fatto di musica. In generale non c'è molto interesse per la musica suonata, ed è per questo che c'é una generale tendenza anche per i gruppi "tradizionali" a strizzare l'occhio a generi più assmilabili all'elettronica.

Le ragioni di questo potrebbero essere svariate, ma per noi (e lo dico con evidenze empiriche: i.e. conosciamo Londra da cittadini, i.e. conosciamo la scena dell'industria musicale londinese da lavoratori) queste ragioni risiedono nel fatto che semplicemente a Londra si vive male.

Londra avrà sempre un fascino infinito...ma a che prezzo?

Ricordiamo di aver toccato l'argomento durante un'intervista con uno degli uomini a nostro avviso più influenti della musica contemporanea cioè Ian Ivlasky co-fondatore della Constellation Records e chitarrista di ASMZ e Godspeed You! Black Emperor.

Chiedemmo a Ian se pensasse che la vitalità della scena di Montreal fosse dovuta anche al fatto che la gente potesse avere tempo di coniugare una vita normale con una vita artistica, senza essere costretti per forza a scegliere.

Egli ci rispose di sì, che fosse una parte assolutamente centrale. "Il fatto di poter vivere con un part-time ti permette di lasciare la tua mente libera per altre mille cose...questo non lo puoi fare a Downtown Manhattan o a Londra..."

La musica è espressione culturale e la cultura molto spesso è riflesso della società; la salute di una scena culturale è spesso strettamente legata al benestare dei cittadini di quella società.

Londra è oramai troppo grande, e troppo affollata (chiedete a qualsiasi urbanista), ha enormi problemi razziali e sociali. È una città governata esclusivamente da leggi di mercato. È per questo che tutto viene lasciato a una specie di controllo economico che tocca la vita di ognuno. Il tuo reddito detta il tuo quartiere, il tuo vestire, le persone che frequenti, i locali che frequenti, la frequenza con la quale li frequenti, e indirettamente la musica che ascolti. Si può opinare che questo succede in qualsiasi città ma per ragioni congiunte questo è evidente più che mai a Londra.

Un'altro fattore importantissimo e ovviamente legato, è il tempo. Se hai 20-30 anni e sei una persona normale con uno stipendio normale, la cosa più normale è che vivrai in un quartiere e lavorerai in un altro. Il congiunto di spostamento-lavoro-spostamento non lascia tempo per coltivare dei progetti artistici. Sono molto poche (in relazione alla dimensione della città) le persone che suonano o che coltivano interessi al di fuori del loro lavoro.

Queto processo di ingrandimento smisurato delle città sta portando a una "provincializzazzione dell'arte". È un processo interessante che sta spostando l'attenzione su altri centri, su altri hotspot, Montreal appunto, Toronto, ma anche Brooklyn, Glasgow, Gotëborg...

Montreal skyline

Dopo questo breve inciso (ci sarebbe da scrivere dei papiri su ognuno degli spunti), vi lasciamo...c'è molto da espandere...ma purtroppo il tempo è quello che è.